quote:Risposta al messaggio di zanna3 inserito in data 23/04/2014 14:26:34 (Visualizza messaggio in nuova finestra)>> E' una domanda assai complessa per più motivi, tra i quali ad esempio che io leggo quello che mi attira, che ovviamente non corrisponde a quello che è meglio o che mi piacerebbe di più, spesso sono respinto dalla grande letteratura, e sopratutto tenderei a non segnalare quello che ho letto da più di 2-3 anni per ovvia marcescenza della memoria. Non solo, uno tende naturalmente a sottostimare la letteratura straniera visto che le traduzioni potrebbero non rendergli onore (salvo magari leggere Moby Dick tradotto da Pavese, ma in quel caso un apprezza Melville o Pavese ?) e se uno legge in lingua originale magari capisce, ma ben difficilmente apprezza in pieno. Personalmente poi tendo a leggere moltissima saggistica e autobiografie, dove il valore spesso, più che nel libro in se, sta nei concetti in esso contenuti, validi anche se none espressi al meglio. Se quindi debbo riferirmi alle letture recenti, credo che darei un giudizio profondamente deviato. Se debbo però pensare a un libro che nella mia esistenza ha avuto un certo quale valore, sia perché è stato riletto, sia perché è ritornato in varie forme nella mia vita, non posso che pensare al Deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Non il migliore, ma probabilmente una storia e una tematica che negli anni ha avuto sempre significato. E un autore con cui sento di condividere molto nello spirito. Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. R.L. Stevenson